Negli anni passati, al fine di rendere le coltivazioni intensive, spesso gli agricoltori eccedevano negli interventi di concimazione, ricorrendo a processi e materiali chimici sino a stressare i terreni, con conseguente sviluppo delle malattie tipiche da esaurimento e da erosione. Grazie ai più recenti studi, oggi è possibile prendersi cura della terra e aiutarla a mantenersi in forze e produrre bene senza esagerare, prendendo esempio dalla natura e cercando nei suoi stessi elementi le sostanze migliori per una concimazione sana ed equilibrata. È indubbio che per coltivare l’uomo deve necessariamente intervenire sulla natura e operare una trasformazione della terra per ricavarne frutta, verdura e altri alimenti, ma tutto può essere fatto in armonia con i ritmi e le necessità del suolo. Se i minerali per esempio giocano un ruolo fondamentale nel processo di nutrizione del terreno, serve anche una giusta quantità di acqua per riuscire a stimolare i processi chimici alla base della rigenerazione.
La concimazione organica costituisce invece un potente concentrato di tutto ciò di cui la terra ha bisogno: i residui animali, vegetali e di altra natura che la compongono agiscono direttamente nel sottosuolo e contribuiscono alla moltiplicazione dei microrganismi che si nutrono di questi elementi e che attivano i processi di rigenerazione. Prendendo a prestito un semplice esempio dalla quotidianità, si può dire che concimare con composti organici equivale ad assumere un pasto completo.
Indice
Il contenitore adatto per il compost
Il contenitore per il compost organico più correttamente chiamato composter o compostiera, è in genere di plastica, più raramente di legno. Può essere fornito, a richiesta, dalle aziende municipalizzate o è possibile acquistarlo nei negozi specializzati. La forma è comunemente a “campana” o cilindrica, conica o tronco-conica, con un volume massimo che raggiunge 1000 litri.
Nella parte superiore, da dove si procede al riempimento, le compostiere sono munite di un coperchio rimovibile.
La base può essere parzialmente o completamente mancante, oppure essere forata o grigliata, per favorire il contatto con il terreno su cui viene collocato il contenitore. Sulla parte anteriore uno sportello asportabile, una sorta di piccola porticina, consente lo svuotamento dal basso. L’aerazione è fornita da un cilindro centrale bucherellato e da fessure che possono essere presenti sia alla base sia sotto il coperchio. Spesso si riscontrano anche delle introflessioni o costolature all’interno del recipiente che hanno il compito di mantenere una certa distanza tra la massa e la parete, per favorire la circolazione dell’aria e quindi un corretto processo di trasformazione dei materiali.
Il vantaggio nell’utilizzo di questo contenitore è dato dalla facilità con cui può essere inserito in uno spazio ristretto e ben definito: è quindi l’ideale per piccoli giardini o per ambienti dove sono presenti polli o altri animali da cortile. Altro vantaggio è una buona coibentazione, che permette la protezione dal freddo invernale (la plastica migliora l’isolamento termico) e quindi favorisce la continua trasformazione in compost.
Non vanno infine sottovalutate le caratteristiche estetiche e igieniche che tali contenitori presentano. Il problema più frequente è che in questi contenitori possono avvenire fenomeni di putrefazione con conseguente formazione di cattivi odori. L’inconveniente si può evitare inserendo periodicamente ramaglie sminuzzate, foglie e alcune palate di terra.
re il contenitore. Anche se quest’ultimo può avere un aspetto esteticamente piacevole, la funzione a cui è destinato e l’eventualità che possano svilupparsi odori sgradevoli esige, comunque, la scelta di una posizione protetta e nascosta alla vista. Il sito deve essere facilmente accessibile dall’abitazione in ogni stagione senza creare disagi, soprattutto nel periodo invernale, quando la presenza di ristagni di acqua e di fango possono scoraggiarne l’utilizzo. Importante è anche la vicinanza ad un punto-acqua: la massa in trasformazione deve sempre essere umida e spesso nella stagione estiva si rende necessario bagnare il contenuto del composter.
Per favorire l’attività dei microrganismi che presiedono alla trasformazione degli scarti, è utile localizzare il contenitore in vicinanza di piante che d’inverno perdono le foglie. Si ottiene così un duplice vantaggio: la presenza d’ombra durante le giornate estive, evitando o riducendo il pericolo del surriscaldamento della massa, e il libero passaggio dei raggi solari in inverno così da contrastare, anche se in misura limitata, un eccessivo abbassamento della temperatura.
La preparazione del compost – Cosa evitare e cosa utilizzare
A differenza delle aziende agricole, dove si usano prevalentemente composti di origine animale, il piccolo orticoltore deve fare di necessità virtù perché non ha a disposizione le stesse risorse utilizzate nell’industria. Per fortuna dispone di una gran quantità di sostanze di scarto che possono essere facilmente raccolte e riutilizzate per la preparazione del compost.
-Non usare. Sono da evitare i prodotti di derivazione chimica, come le pitture o i medicinali scaduti; i contenitori rivestiti di pellicola non biodegradabile (come quelli del latte o gli involucri di carta degli affettati); i tessuti sintetici o misti. È bene inoltre non inserire carte patinate e le scorze di agrumi (in quanto spesso trattate con sostanze chimiche che impediscono lo sviluppo dei microrganismi).
-Usare. Tutti gli altri scarti di casa invece possono entrare nel bidone, quali gli avanzi di cucina di origine vegetale bucce della frutta e resti di pulitura degli ortaggi, foglie, fondi di caffè, bustine di tè, tovaglioli di carta e carta da cucina (meglio se precedentemente inumiditi), scarti di vegetali cotti, olio di frittura, ossa di qualsiasi animale (non molto voluminose), stracci in fibra naturale (cotone, lino, canapa, seta) tagliati a pezzi, cenere del camino, lettiere degli animali domestici. Anche i residui del giardino e dell’orto sono un ottimo materiale da compostare, specialmente se prima lavorati con un biotrituratore, rametti secchi sminuzzati, residui della potatura e della vegetazione, foglie e fiori appassiti, sfalcio del prato (attenzione a non esagerare), scarti dell’orto, segatura e trucioli (purché non provengano da legno trattato chimicamente).
Nella compostiera non si devono formare strati troppo consistenti dello stesso prodotto (max 10-15 cm), ricordandosi sempre di mescolare fra loro i diversi materiali. Non c’è un criterio di stratificazione prestabilito: è sufficiente avere l’accortezza di non riempire mai il contenitore con un solo materiale.
Non rispettare queste semplici regole comporta l’interruzione del processo di compostaggio o, peggio ancora, una cattiva trasformazione con conseguente formazione di odori sgradevoli e il rischio di vanificare tutto il lavoro fatto.
Cumuli con residui vegetali
Ci riferiamo ora al risultato dell’amalgama dei residui di piante e altri vegetali che possono essere raccolti anche sul terreno da coltivare. Più che nella compostiera si compostano in cumuli. Essi consistono prevalentemente di foglie, segatura, paglia, fieno e viticci di tutti i tipi, mentre sono da escludere i fanghi di depurazione, risultato di processi chimici d’impoverimento e filtrazione.
Questi materiali possono formare cumuli piuttosto ingombranti e per questo bisogna limitarne le dimensioni. In linea di massima possiamo dire che il cumulo deve essere largo tra gli 1,20 e 1,50 m, alto circa un metro e deve avere i lati inclinati per evitare che i fianchi crollino e mantenere così la struttura il più possibile compatta. Per evitare che agenti atmosferici, quali vento, pioggia, o piccoli animali possano deteriorarlo, è bene coprire il cumulo con stuoie di paglia o canne; se necessario, si possono utilizzare anche pellicole o film plastici, purché leggeri e che non intacchino chimicamente la composizione del mucchio.
Poiché il materiale viene incrementato ogni volta che si trovano sostanze disponibili, è meglio sminuzzarlo, mescolarlo con una vanga e ammassarlo senza comprimerlo troppo. È preferibile mescolare il compost piuttosto che stratificarlo, come avviene negli altri casi, per evitare che si formino delle zone costipate o zolle troppo dure; inoltre i cumuli di composti speciali richiedono sempre un minimo di circolazione per consentire alla massa di respirare ed evitare che marcisca
Alimentare il compost
Non bisogna confondere il materiale da aggiunta con i preparati speciali descritti prima. In questo caso si parla di ulteriori inserimenti al tradizionale compost organico. La prima sostanza da aggiungere è sempre un po’ di terra, da mescolarsi in quantità non superiore al 5% circa del totale, ogni volta che si effettua questa operazione.
È facile stabilire a quanto corrisponda tale percentuale: stabilita l’altezza del contenitore (o del cumulo stesso) si calcola di conseguenza la percentuale. La nuova terra va sparsa umida, altrimenti rischia di assorbire la necessaria umidità già presente nel contenitore. Per questo è da evitare l’aggiunta di argilla o terra argillosa. Se il compost è costituito prevalentemente da resti animali, meglio evitare di inserire calce o calcinacci, mentre con i rifiuti di cucina, erba fresca e altre sostanze ricche di proteine è invece necessaria proprio la calce viva perché consente di ridurre l’acidità presente in quegli elementi. In questo caso l’aggiunta non deve superare i 4 kg per metro quadrato di compost. In alternativa alla calce, e per ottenere lo stesso stemperamento di acidità, si può utilizzare del concime di alghe in quantità doppia.
Nel caso le analisi del terreno evidenzino una scarsa presenza di fosforo, è bene aggiungere della semplice farina di ossa oppure un po’ di pollina secca in quantità non superiore agli 8 kg per metro quadrato.
Tempi di trasformazione e maturazione
Le trasformazioni avvengono a strati per cui l’attività inizia sul fondo e si espande in verticale, man mano che viene aggiunto nuovo materiale.
Le prime trasformazioni avvengono nel giro di 15-20 giorni alla base, a cui conseguono per altri 20-30 giorni progressivi innalzamenti termici; la maturazione si realizza invece in circa 6 mesi. In totale, per iniziare a utilizzare il compost, si può quindi ragionevolmente affermare che sia necessario un periodo non inferiore agli 8-9 mesi. Il colore è la caratteristica migliore per identificare un buon compost maturo. Quando, aprendo lo sportello laterale del composter, si vede un terriccio soffice e spugnoso, di colore nerastro, più o meno umido, allora il prodotto è maturo e può essere prontamente utilizzato secondo necessità. Il compost maturo si estrae con la forca dall’apertura e può essere subito utilizzato. Quando dall’apertura inizia a presentarsi materiale indecomposto si interrompe il prelievo e si rimette la paratoia in attesa della successiva maturazione. Prima di stendere il compost si consiglia di passarlo in una rete a maglie non troppo grosse per separare il materiale non completamente decomposto, che sarà reinserito nel contenitore.