Capita, specie quando si è da poco lasciato il nido confortevole di mamma e papà o la coinquilina eco responsabile è in vacanza tra i boschi, di ritrovarsi a tu per tu con il cartone del latte scremato e domandarsi: adesso dove lo butto? Nella consapevolezza che ci saranno sempre una telecamera condominiale o un vicino di casa ficcanaso pronti a sorprendervi con il contenuto sbagliato nel sacchetto sbagliato, ecco 10 consigli per fare bene all’ambiente e sentirsi meno soli davanti al cestino.
Carta alla carta, plastica alla plastica. Può sembrare ovvio, ma molti dimenticano di mettere la carta in una borsa o in uno scatolone dello stesso materiale, in modo che vengano riciclati entrambi. Il primo sacchetto di plastica a portata di mano è il modo migliore per vanificare una settimana di scrupolosa raccolta di giornali e foglietti.
Gli scontrini sono tipi particolari. Quella su cui sono stampati è una carta termica speciale, i cui componenti reagiscono al calore creando problemi di riciclo. Lo stesso discorso vale per la carta chimica dei fax, la carta autocopiante o la carta carbone: la loro destinazione finale è il secco indifferenziato.
Buoni, ma sporchi. Non buttare il cartone della pizza nella carta, e neppure la carta oleata per focacce o altri alimenti: anche questi contenitori non possono essere riciclati, perché sono entrati in contatto con il cibo.
“Spoglia” la carta prima di buttarla. D’accordo, già trovarsi la casella della posta invasa dai volantini non è piacevole. Ma lo sforzo di separare le brochure dal cellophane in cui sono avvolte può davvero fare la differenza per l’ambiente. Attenzione anche a punti metallici, nastri adesivi e altri materiali non cellulosici.
Cocci e lampadine: decide il Comune. Si rompe un piatto o si fulmina l’abat-jour? Meglio informarsi presso l’Isola Ecologica. Ceramica e lampadine non sono vetro: si tratta di materiali speciali che ogni Comune sceglie come smaltire, non necessariamente nell’indifferenziato.
Città che vai, polistirolo che trovi. A Milano lo si ricicla insieme alla plastica, altrove va gettato nel secco. Anche in questo caso, insomma, occorre informarsi sulle linee guida del proprio Comune di residenza.
Alle bottiglie piace stare in forma. Le bottiglie schiacciate occupano meno spazio e producono meno sacchi. Peccato che poi in discarica la macchina selezionatrice non le riconosca. Meglio quindi appiattirle. La buona notizia? Le etichette non vanno tolte, ci pensano gli operatori.
Non buttare le buste dell’insalata nel secco. A differenza dei cartoni della pizza, le buste di plastica dell’insalata pronta possono essere riciclate (con la plastica) anche se sono entrate in contatto con il cibo. L’ideale sarebbe sempre risciacquarle… O, pratica ancora più eco, comprare insalata sfusa.
Impara a leggere le etichette! Sapere di che materiale è fatto un oggetto è fondamentale per una corretta raccolta differenziata. Le prime sigle da riconoscere riguardano la plastica: può essere riciclata solo quella PET o PETE (polietilene tereftalato, adatto al contatto alimentare), PVC o V (cloruro di polivinile, riciclato per tubazioni o recinzioni), LDPE (polietilene a bassa densità, usato per sacchetti e contenitori vari) e HDPE (polietilene ad alta densità, riciclato per la produzione di tubazioni o elementi in campi sportivi). Il simbolo con tre frecce a forma di triangolo indica che un materiale è riciclato o riciclabile, ma deve contenere al suo interno un numero (più eventuali sigle): da 1 a 6 se è differenziabile, 7 se non lo è.
Riutilizzare è bello. Non tutti i materiali e i contenitori si esauriscono dopo il primo utilizzo. Le bottiglie di vetro del vino, ad esempio, sono perfette per conservare l’olio, i barattoli dei sottaceti si trasformano in comodi contenitori per spezie o piccoli oggetti, con l’umido si può produrre compost per orti e giardini. Basta un pizzico di creatività, che fa bene all’ambiente, ma anche al portafoglio.